lunedì 30 dicembre 2013

Регина Ильинична Спектор

Coup De Main - Interview
Forse la conoscerete per Fidelity, canzone famosa qualche tempo fa, parlo della cantautrice russo-americana Regina Spektor. A dicembre dello scorso anno sono passata un pomeriggio in un grande magazzino di elettronica con l’intenzione di comprare uno suo disco, naturalmente non l’ho trovato, troppo poco “pop” troppo “intellettuale”. Mi sono innamorata della sua musica per caso questa estate, quando, vedendo il film 500 giorni insieme, ho sentito casualmente una canzone (per la precisione Us) e mi è piaciuta a tal punto che ora so quasi tutte le canzoni a memoria.

Fidelity

Per alcuni la sua musica (come scritto su wikipedia) fa riferimento alla scena anti-folk dell’East Village di New York. Nata in Russia nel 1980 da padre fotografo e violinista e madre insegnante di musica, la passione che l’ha portata a realizzare il suo sogno canoro l’accompagna quindi fin dalla tenera età. Studia pianoforte classico dai sei anni, ma conosce anche il rock dei Beatles e dei Queen grazie alle cassette del padre. Nel 1989 la famiglia si trasferisce in America, passando prima anche dall’Italia, dopo gli studi pensa di orientare il suo futuro verso la musica classica poi però sceglie il lato ribelle del rock. Da sempre ha una naturale attitudine alla scrittura di testi, la prima sua canzone a cappella l'ha scritta durante i suoi sedici anni, mentre le prime composte per pianoforte e voce a diciotto. Nel 2001 si laurea con lode completando quattro anni in soli tre presso il conservatorio Purchase College di New York, inizia a farsi strada grazie alle varie serate di performance live al Sidewalk Cafe dell’East Village, vendendo i dischi da lei auto-prodotti 11:11 (2001) e Songs (2002).

Ode to Divorce

Parlando dello stile le canzoni sono un mix di varie tecniche: si ha il pianoforte, la voce che si prodiga in gorgheggi, vocalizzi, onomatopee e gemiti. La sua grande estensione vocale le permettere di arrivare a note molto alte, la sua particolarità però è l’uso esagerato dell’accento newyorkese per alcune parole, dice Regina, derivato dal suo amore per questa città e la sua cultura. Riguardo ai temi le canzoni non sono autobiografiche ma prendono spunto dalla sua immaginazione per analizzare la realtà filtrata dalla sua esperienza multietinca fino a creare così situazioni-vignetta di cui lei stessa è protagonista; si notano influenze folk, russe, jewish, jazz e classiche. Tratta soprattutto di amore nelle sue infinite sfumature, della morte, della religione e la vita cittadina. La Spektor ha dichiarato di impegnarsi molto affinché ogni singola sua canzone esprima un proprio stile musicale specifico e sia unica, ed in effetti questa unicità di ogni brano possiamo sentirla, molte sono le differenze tra una canzone e l’altra a seconda di quello che l’artista ci vuole comunicare.

Us

Canta solitamente in inglese ma non mancano le intrusioni di latino, francese e alcune canzoni in russo da lei interpretate; citazioni culturali si ritrovano in molte delle sue canzoni, come ad esempio il Poor Little Rich Boy che rammenta e legge i grandi Fitzgerald ed Hemingway molto più intelligenti di lui, o in Paris dove Virgina Woolf non può trattenerla dal tornare a casa, lontano da Parigi, per seguire lui.

Poor Little Rich Boy

Dopo i primi suoi due dischi auto-prodotti ha pubblicato nel 2004 Soviet Kitsch con la bellissima e triste Ode to Divorce in opening che ci racconta di un’entità sola, disperata, che non riesce quasi a mangiare, bisognosa di denaro; troviamo poi il Poor Little Rich Boy in seconda posizione, la colonna sonora del film “500 giorni insieme” Us che esprime l’amore tra i due dicendo addirittura che faranno una statua di loro e le persone si fermeranno a guardarla facendo le bolle con la gomma da masticare, scattando una foto così, per divertirsi;da citare anche la super-punk ed ironica Your Honor, canzoni che mostrano una propria identità, un proprio carattere indipendente l’una dall’altra.
On the Radio

Del 2006 è Being to Hope con Fidelity che apre la playlist, storia comune di una ragazza che dice di non aver mai amato appieno, sempre con un piede a terra, per cercare di proteggersi, ma ora la musica le ha spezzato il cuore, lui le ha spezzato il cuore, e gli amici dicono che andrà meglio, ma lei ha il cuore spezzato. Fanno parte dell’album On the Radio uno specchio della società di oggi, con la citazione di un pezzo dei Guns N’ Roses November Rain, spiegandoci che è così che funziona: sei giovane finché non lo sei più, ami finché non lo fai più, ci provi fino a che non puoi, ridi fino a che non piangi e piangi fino a che non ridi, e tutti devono respirare fino al loro ultimo respiro.

Better

Better (se ti bacio dove hai dolore starai meglio, dice) e la biblica Samson dove una Spektor-Dalila canta del loro amore come due dimenticati, entrambi i capelli tagliati, non hanno potuto abbattere le colonne ma si sono amati, e la Bibbia non li ha menzionati (not even once).

Samson

Nel 2009 pubblica Fun con tredici tracce tra cui da notare la prima The Calculation molto ritmata, Eet più triste, con il suo discorso sulla memoria e la macchina da scrivere usata come un pianoforte nel videoclip, Folding Chair allegra, spensierata una delle mie preferite racconta di un amore come tanti, una coppia che sceglie di costruire una famiglia, di avere un figlio e lei che si dimentica di essere bella (I’ve got a perfect body, though sometimes I forget).

The Calculation

Eet

Folding Chair

Two Birds forse la più triste ma realistica, almeno per me, sfrutta la metafora di due uccellini che si incontrano per volare via insieme ma uno è bugiardo, uno non vuol volare, il vido in un paio di minuti ci mostra la possibile vita di molti giovani: innamorati, conviventi e poi separati per colpa della diversità di obiettivi nella vita, in particolare la ragazza non sentendosi più amata, considerata decide di volare via. Chiude l’album Man of Thousand Faces lirica sublime sull’uomo d’oggi, good is better than perfect dice.

Two Birds

Man of Thousand Faces

L’ultimo album, What We Saw From the Cheap Seats del 2012, ha visto ancora una volta il successo con molte canzoni che sono secondo me delle perle musicali, queste le troviamo nei titoli di All the Rawboats un attacco ai musei-mausoleo dove le barche a remi impressionate nelle tele cercheranno eternamente il mare calmo, o i grandi violini nelle teche-bare di vetro si dimenticheranno come si fa a suonare, questo è il prezzo della grandezza.

All the Rawboats

How emblema di un amore finito che non vuole definirsi tale, ci si chiede come si fa a dimenticarsi, come si fa ad andare avanti e non vedersi mai più, un testo triste, potente e dolce al contempo.

How

Jessica breve e coincisa sembra quasi una preghiera per una ragazza in coma, le chiede di svegliarsi, che è quasi febbraio e devono diventare grandi; Don’t Leave Me (Ne Me Quitte Pas) è uno spaccato di vita newyorkese tra le vie, ragazze in cerca d’amore, donne in cerca di divertimento e bambini che giocano nella neve, conclude con una serie infinita di “I love Paris in the rain”.
Jessica

Don't Leave Me ( Ne Me Quitte Pas)

La versione deluxe include il brano in collaborazione con Only Son Call Them Brothers meraviglioso per melodia e testo, una famiglia spaccata, radici che si perdono, puoi cercare i tuoi padri e le tue madri se ti ricordi chi sono, basta unire le due metà e rimettere tutto a posto, ma nulla tornerà come prima. 

Call Them Brothers

Ci sono inoltre le due cover russe The Prayer of François Villon e Old Jacket, al di là del testo sono due ballate piene di sentimento, emozione, passione, e lei rende tutto questo a noi con una voce corposa e dolce insieme, meraviglioso sentirla cantare anche in russo.


The Prayer of François Villon

Old Jacket








Una artista certo non da hit pop, con una sua precisa fisionomia canora e musicale, sempre alla ricerca di parole e note da trasmettere in similitudini azzardate e spesso antitetiche. Se mai vi ho incuriosito con la mia bio-story di Regina Spektor andate allora a sentire le sue canzoni!

Nessun commento:

Posta un commento