giovedì 26 dicembre 2013

Che becco vuoi?


“tra gli Uccelli, è piatto e orlato di lamelle nelle anatre, corto e conico nei granivori (passero), adunco e dentato nei predatori (aquila)“ Enciclopedia Treccani



Conoscete la favola di Esopo “La volpe e la cicogna”? La volpe invita a pranzo la cicogna e per burlarsi di lei le serve un brodino. Questo si trova in un piattino basso e la cicogna non riesce neanche ad assaggiarlo a causa del suo lungo becco. Al successivo incontro si vendica, offrendo alla volpe delle squisite rane contenute in un vaso troppo stretto e lungo, lasciandola a bocca asciutta.

Era una delle mie preferite da piccola. 
Perchè ve lo chiedo? Perchè, ogni volta che sento questa fiaba, penso che se ci fosse stato un germano al posto della cicogna, magari si sarebbe finito tutto il brodo.  





Infatti per quanto riguarda gli uccelli, il becco, altrimenti detto rostro, varia molto da specie a specie ed è indice di determinate abitudini alimentari. Osservandolo posso infatti capire di cosa è solito nutrirsi il proprietario di un certo becco -e posso capire anche se è in grado di fregare la volpe bevendosi tutto il brodo-.


Macao blu



I pappagalli, con il loro becco robusto e incurvato, sono in grado di aprire frutti secchi molto duri come le noci, cosa impossibile per il beccuccio breve e largo della rondine, che si nutre di insetti in volo. Il fenicottero, ancora, filtra l'acqua alla ricerca di microrganismi acquatici. Nel nostro caso, il lungo becco della cicogna è adatto a cacciare pesci, anfibi, piccoli mammiferi e viene utilizzato anche per comunicare con gli altri individui, battendolo velocemente.



Tra i rostri più celebri ci sono quello del tucano e del pellicano, che utilizza la gola a sacco per pescare, tra quelli più comuni il becco del piccione. Ma partendo dall'inizio, com'è fatto un becco?




Si può dire che il becco ha un'anima ossea, ma è una struttura principalmente cornea, ovvero a base di cheratina (come lo zoccolo del cavallo o come i nostri peli, capelli ed unghie). Questo si logora con l'uso, ma continua a crescere durante la vita dell'animale. Infatti i nostri uccelli domestici da compagnia hanno bisogno di limarsi il becco per non farlo crescere troppo -un po' come i miei gatti hanno bisogno di consumare le unghie, se no mi distruggono il divano-. Tra osso e becco passano vasi sanguigni e terminazioni nervose che lo rendono sensibile. Non è un pesante osso, ma è una struttura protettiva e leggera, resistente e delicatamente capace di percepire stimoli.
Tutti gli uccelli viventi ad oggi sono privi di denti, al contrario dei loro progenitori neorniti che presentano mascelle dentate; questi antenati degli attuali uccelli risalgono a 100mln di anni fa stando all'analisi dei resti fossili.


Essendo privo di denti, possiamo dedurre che il becco dei nostri uccelli non serve per masticare, tale compito è assolto tramite lo stomaco muscolare “ventriglio”. Serve chiaramente ad alimentarsi e per la caccia, ma non solo. Viene utilizzato anche per la pulizia di penne e piume e in alcune specie per arrampicarsi. Chi ha avuto un pappagallino in casa lo sa bene: questi passano molto del loro tempo lisciando e pulendo il proprio piumaggio e arrampicandosi grazie al rostro, che in questi animali diventa fondamentale per la deambulazione.

In alcune specie viene utilizzato per la difesa o durante il corteggiamento, come ad esempio nel gruccione. Il maschio è solito offrire alla femmina un dono nuziale per indurla a concedersi a lui. 


Gruccioni
                     


Grazie al becco, sono famosi i fringuelli di Charles Darwin. Nel XIX secolo, il noto naturalista studiò le tredici specie di fringuello che si trovavano nelle Isole Galapagos e notò che ciascuna specie presentava una morfologia diversa. Questi becchi erano il risultato della selezione naturale, ogni uccello durante la sua evoluzione aveva sviluppato dei diversi adattamenti che erano risultati più o meno vincenti in base al tipo di alimentazione dell'animale. 


I fringuelli di Darwin





Osservando il becco degli uccelli, ci si può rendere conto della grande varietà che c'è in questa classe di vertebrati.


Becco a scarpa


Tra i miei preferiti è il becco a scarpa, un grosso uccello africano che si nutre di pesci e piccoli mammiferi. Particolare anche lo splendido becco del tucano toco, coloratissimo uccello sudamericano con un becco lungo circa 19cm. Durante il rituale di corteggiamento il maschio e la femmina si lanciano dei piccoli frutti afferrandoli con il lungo ma leggero becco.

Tucano toco



Il minuscolo colibrì ha un becco stretto e lungo adatto a succhiare il nettare dai fiori. I mestoloni filtrano l'acqua attraverso delle setole interne al becco, alla ricerca di plancton, piccoli molluschi e insetti. Il becco adunco dei rapaci viene utilizzato per dilaniare le prede e strappare pezzi di carne da esse, mentre gli aironi le infilzano, piombandovi addosso dall'alto. Insomma, il becco si diversifica moltissimo per colore, forma e utilizzo tra gli uccelli. Ma il mondo degli uccelli non è l'unico proprietario di questo strumento multitasking. Lo troviamo anche in rettili, invertebrati e addirittura mammiferi: si chiama becco anche la bocca delle tartarughe, dei polpi o degli ornitorinchi. 


Dato che siamo in periodo di natalizio e che a Natale si fanno dei piccoli doni, ho pensato di fare dei regalini alle mie amiche di Globarts, andando a cercare qualche becco al di fuori del mondo animale.

Dove troviamo becchi nell'arte, cinema, fotografia e design?

Per That's Entertainment: Gregory Peck, attore statunitense.
Il film Il buio oltre la siepe (1962) consacrò Gregory Peck, facendogli vincere l'Oscar come migliore attore protagonista nel 1963, grazie alla sua interpretazione dell'avvocato idealista Atticus Finch.
(Peck significa becco in inglese)

Per Darkroom: Birds Photography
Per un fotografo naturalista fotografare i nostri amici beccuti dev'essere molto frustrante, a giudicare dalla quantità di tutorial, suggerimenti e dritte al riguardo che troviamo in rete.

Colibrì


Per Artitude: Becco di Civetta.
Citando il Vocabolario toscano dell'arte del disegno, scritto nel 1681 da Filippo Baldinucci: “Becco di Civetta. Membro della cornice; così chiamato per la somiglianza che ha col becco, o vogliamo dir rostro della Civetta”

Per Moda e Design: Shinkansen 500ha e il martin pescatore.
Per costruire la parte anteriore del treno giapponese Shinkansen, l'ingegnere Eiji Nakatsu si ispira al becco aerodinamico e idrodinamico del piccolo martin pescatore che, durante la pesca, si lancia in acqua con una velocità e precisione incredibili. Mi ricordo quando ne incontrai uno anno scorso: vidi un baleno azzurro e arancione tuffarsi in acqua e volare via. Velocissimo.




Vi ringrazio per la lettura e auguro a tutti voi: buone feste! :)


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