mercoledì 23 aprile 2014

Progredire?

Tra muratori che non mi danno tregua ormai da anni, anche quando vado in vacanza, e gitarelle nella natura per le festività pasquali non posso fare a meno di riflettere sul progresso. Ci sarebbe tanto materiale di cui parlare. In tempi in cui bisogna piantare giardini interi per avere un po' di verde in km di cemento e in cui si può ordinare online e ricevere l'acquisto in pochi giorni è interessante osservare come ha reagito la cultura che si è formata alle sue origini e dei suoi importanti cambiamenti.

La città che sale (U. Boccioni - 1910/11)

 
La città che sale è un'opera di Umberto Boccioni, uno dei massimi rappresentanti del futurismo italiano e vissuto a cavallo tra '800 e '900. La dinamicità e il movimento permeano ogni millimetro per mostrare cosa l'era industriale stava realizzando inarrestabile come un cavallo furioso. Il lavoro, inteso come lavoratori, operai e cantieri, accompagna le nostre emozioni e resta nello sfondo. Le città vivono un'espansione continua e i paesaggi mutano, qualcosa di familiare è rimasto?

Stati d'animo: Gli addii (U. Boccioni - 1911)
Bellissima la serie degli Stati d'animo, sempre di Boccioni, e nello specifico Gli addii nella II versione. In questo caso il treno la fa da padrone secondo ogni sua angolazione ed emozione: ci fa paura mentre ci viene incontro e ci sfugge mentre lo vediamo passare di profilo. Questo mostro dell'industria taglia la natura con prepotenza e il suo fumo sembra un incendio che si espande per tutto il cielo senza lasciare scampo all'ossigeno e all'aria pura. La sensazione che lascia non è positiva nonostante l'artista sia innamorato di ciò che sta avvenendo, ma il suo fascino per la potenza dell'innovazione viene trasmesso con tale forza e determinazione da far indietreggiare.

Metropolis (George Grosz - 1916/17)

Metropolis è stata invece realizzata dal tedesco Grosz secondo una visione inquietante e realistica delle città di ieri e sicuramente anche di oggi. Le persone corrono ovunque, non sappiamo dove e non lo sanno neanche loro. Sono perse e rapite da questi cambiamenti che se non insegui ti schiacciano. Si tratta di una denuncia e critica a quello a cui l'uomo è andato incontro, alieno delle strade che egli stesso ha scelto di percorrere.


Oggi che viviamo in piena globalizzazione questi artisti secondo voi cos'avrebbero rappresentato? Sarebbero ancora così positivi/negativi? O qualcuno avrebbe cambiato la propria opinione? 
  




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