domenica 4 maggio 2014

L'acquisto compulsivo

All’inizio era la Wunderkammer, o meglio la stanza delle meraviglie. Si trattava di un ambiente in cui studiosi e curiosi inserivano qualunque essere ed oggetto destasse in loro interesse o un senso di stranezza.  C'è stato persino chi ha ben pensato di appendere un coccodrillo sul soffitto!
 
  Armadietto delle curiosità, D. Remps


Poi ecco l’horror vacui, il bisogno di riempire ogni spazio vuoto come se quella non occupazione potesse essere richiamo di chissà quale male o idea di povertà (più economica che culturale). Quella che oggi è diventata una sindrome da acquisto compulsivo e che porta a ricoprirsi di valanghe di vestiti, libri, oggettistica, trucchi, ecc… un tempo è stata rappresentata da una serie di dipinti che mostrano gallerie ideali e non ricche del meglio del meglio. Ma quanti dei proprietari presunti o reali hanno accumulato opere consapevoli del loro valore e non soltanto per esibire uno status?
Partiamo da una semplice e piccola collezione privata che è ospitata alla National Gallery e realizzata da un artista fiammingo, in cui una scimmietta affacciata alla finestra si burla dell’attività svolta all’interno perché la cultura a certi primati fa davvero ridere, altro che barzellette! I quadri sostituiscono le pareti fino all'altezza del tetto e sembrano svolgere più un ruolo di tappezzeria.

Intenditori e amanti dell'arte in sala di dipinti e sculture, Anonimo
Pannini, pittore e scenografo italiano del XVIII secolo ha invece creato delle gallerie che nella loro ricchezza riescono a diventare armonia. Si tratta di capricci: opere bizzarre e ideali in cui si inserisce qualcosa di reale in un’ambientazione di fantasia. Grazie all'artificio delle tende dal ricco tessuto nei lati che simulano l'apertura del sipario riesce a darci l'impressione di spiare una scenografia in cui pochi personaggi sono pronti a dare inizio all'atto. Come spie osserviamo tutti i monumenti raffigurati, ne riconosciamo alcuni, altri forse no, e sappiamo di avere solo un assaggio delle numerose rappresentazioni di cui Roma è protagonista. 
Meno poetico il risultato di David Teniers il Giovane. Nel suo lavoro i quadri compongono un puzzle, che sarebbe interessante se ci raccontasse una storia ma così non fa. Fra tutti questi ritratti e personaggi sono dei fiori a richiamare la mia attenzione distraendomi dal resto: sulla sinistra un, presumo, giovane tiene in mano un mazzolino povero ma variopinto e guarda dietro di sè. A chi guarda? Per chi sono quei fiori?

Galleria di quadri con vedute dell'Antica Roma, G.P. Pannini

L'Arciduca Leopold Wilhelm nella sua Galleria di Bruxelles, D. Teniers

Johann Zoffany testimonia la Tribuna degli Uffizi affollata di parrucconi che tastano e discutono di capolavori che noi possiamo oggi ammirare solo a debita distanza per evitare di essere scambiati per degli Arsenio Lupin. Come sono cambiati i tempi! 
Lo stesso autore ha ritratto anche l'antiquario Towneley nella propria personale biblioteca insieme ad alcuni amici. I libri si vedono nel mobile in fondo alla sala, ma non saltano all'occhio. Questa stanza brulica di sculture e non vi è neanche un tavolo disponibile per poter leggere. Che senso ha una biblioteca così? È soltanto accumulo?

Tribuna degli Uffizi, J. Zoffany
Charles Towneley con amici nella sua biblioteca, J. Zoffany

Una riflessione per me è inevitabile: fino a quando i nostri acquisti sono giustificati in nome della cultura? Come capire se si sta cadendo nel puro consumismo? E quando essa perde di profondità e diventa solo superficiale apparenza?

Fotografia di Andreas Gursky realizzata in un supermercato
Servizio Vogue Italia - Marzo 2013

Nessun commento:

Posta un commento